giovedì 28 febbraio 2013

Sede della Mostra Permanente  "Oltre le Mura"




VISITA AL MUSEO

“ LA MOSTRA PERMANENTE OLTRE LE MURA”

 

La società ha mostrato nei secoli e millenni potenti trasformazioni, ma ci sono valori e comportamenti umani che non cambiano. Un popolo civile cerca a tutti i costi di conservarne i migliori, alcuni imprescindibili poiché connaturati con il profondo del nostro “essere”. Se andiamo a ritroso nel tempo vediamo che sono sempre esistiti e sempre esisteranno, fino a quando l’uomo sarà definito tale. Mi riferisco alla natura del “fare” , coincidente con il produrre “arte” : parlare di sé e del mondo circostante con il frutto delle proprie opere .Visitando un museo si apre ai nostri occhi uno spaccato di vita, di storia, di pensiero collettivo e individuale. In tutto il mondo sono presenti musei, cioè luoghi di conservazione delle opere d’arte o di altro materiale di carattere storico-culturale. La visita pubblica del museo è frutto della cultura dell’Illuminismo che estendeva il privilegio culturale a tutte le classi sociali e i più grandi musei del mondo sorgono proprio tra il Settecento e l’Ottocento.  Ricordiamo che il Louvre si costituisce Museo, quindi aperto al pubblico, dal 1793, in un panorama culturale e politico ricco di fermenti  in cui si pensa che la cultura e l’arte appartengano al popolo francese. Precedentemente la conservazione delle opere d’arte e delle collezioni era riservata ai ceti elevati ,ai principi e ai regnanti. Insieme ai grandi musei troviamo anche  piccoli gioielli, come “La raccolta Oltre le Mura” di Manduria che diventano “grandi” poiché rivelatori della cultura locale nella sua organicità.  I reperti archeologici provenienti dalla vasta necropoli messapica di Manduria, conservati  ed esposti al pubblico nella sede di Palazzo Blasi, raccontano la storia del territorio meglio di qualsiasi testimonianza cartacea: sono essi stessi “documentari” . L’elegante e chiara esposizione dei reperti guida il visitatore in maniera ordinata in un percorso che apre pagine di storia non ancore lette da molti. E’ un vero peccato che la cultura messapica incontri tanta difficoltà a ricongiungersi con la tradizione storico-artistica accademica e che rimanga relegata ad un ruolo di storia patria o che comunque non trovi ancora la giusta valorizzazione a livello nazionale. Ma tralasciando osservazioni più volte ripetute ed entrando nel vivo dell’argomento, la sintesi che scaturisce dalla visita alla” Raccolta  Oltre le mura” è la rivelazione in “toto” dell’antica società messapica.


Sono esposti nella mostra numerosi reperti facenti parte dei “Corredi Funerari” che accompagnavano il defunto nella sepoltura. Questi oggetti, appartenuti al defunto quando era in vita, diventano il simbolo della sua identità, del suo modo di vivere. Troviamo tombe femminili, maschili e del bambino, contrassegnate da corredi ben distinti. Nelle tombe femminili, i reperti ci fanno immaginare una donna raffinata che è simbolo di fertilità e femminilità . Una madre che ama, nutre e fa divertire i suoi bambini, che laboriosamente tesse al telaio le sue tele. Nella tomba dei bambini troviamo piccole trozzelle per le bambine, giocattoli come statuette, sonagli , poppatoi, gioiellini per tutti. Dalle tombe maschili comprendiamo che la società messapica era organizzata per  allenarsi e per  combattere. Nella tomba del guerriero vediamo infatti cinturoni, punte di lancia e lame di coltelli, un elmo da ”parata” in terracotta.  Dalla tomba dell’atleta immaginiamo corpi maschili forti, ben allenati e curati con unguenti , detersi con lo strigile, alla maniera greca. Dalle tombe del Simposio immaginiamo uomini riuniti per argomentare e sorseggiare vino, che sembra essere stato privilegio maschile. Elemento comune del corredo funerario è la lucerna, antichissimo simbolo di passaggio all’aldilà. In una società supertecnologica, bellissima ma troppo spesso  frastornate e confusa, entrare nel  museo e  lasciarsi prendere da un film virtuale di 2500 anni fa  è davvero stupefacente!

 
 
VIDEO DEI CORREDI FUNERARI MESSAPICI DI MANDURIA (TA)
Realizzato da Maria Luisa Barbuti
 
 

CHIESA SS. TRINITA' MANDURIA - FOTO

 
Navata centrale

 
Rosone
 

 
Portale centrale con lunetta

 
Puttino con cartiglio

 
Teschio parlante

 
Leone del lato destro

 
San Gregorio Magno Benedicente (particolare)

San Gregorio Magno Benedicente

La Chiesa Matrice SS. Trinità Manduria (Ta)


La Chiesa Matrice della SS. Trinità di Manduria

 

soffermiamoci prima di entrare

 

 

di Maria Luisa Barbuti

Tra le numerose testimonianze storico-artistiche che possiamo ammirare nella città di Manduria la Chiesa Madre occupa un posto centrale, non solo per la sua impor­tanza, bellezza e rarità ma anche perché, sorgendo su un antico in­sediamento messapico, testimonia la continuità culturale di un po­polo che si rinnova e che lascia le proprie tracce sullo stesso luogo, determinando sorprendenti strati­ficazioni. Moltissimi monumenti hanno una storia che parte da lon­tano, sia nel senso di una rinnovata edificazione, sia nel senso del riu­tilizzo di materiale di spoglio o di cimeli di guerra provenienti spesso da territori lontani. Le testimonian­ze dell’arte non sono solo eventi “estetici”, ma veri documenti della storia, della cultura e della civiltà di un popolo. Le timide ma elo­quenti informazioni sui ritrova­menti archeologici nell’antico sito dove attualmente sorge la chiesa e l’analisi formale di ciò che appare tutt’oggi ai nostri occhi ci parlano della presenza dell’arte messapi­ca, probabilmente anche romana, romanica, rinascimentale per poi giungere ai segni degli interventi sette-ottocenteschi, fino al restauro del ‘900. Dopo la conquista roma­na e secoli di invasioni Manduria rinasce nell’XI sec. con il nome di Casalnuovo per volontà di Rugge­ro il Normanno. In tale contesto, nell’antico centro della città messa­pica di Manduria viene edificata la chiesa normanna, cuore della vita religiosa e cittadina. Nei secoli in­torno all’anno Mille sorgono in tut­ta Europa pievi, chiese, cattedrali, monasteri e abbazie per risponde­re alla funzione religiosa e sociale della chiesa che, oltre a professare la fede dava ospitalità specie lungo la via dei pellegrinaggi ed era luo­go di assemblee cittadine. Come in altri contesti del territorio nazio­nale anche la struttura urbanistica della città medievale di Casalnuo­vo prevedeva la collocazione della chiesa al centro, con strette vie e vicoli che la collegavano e la col­legano tutt’ora all’esterno. Intorno c’erano i “servizi” come il mercato, tanto che questa area conserva an­cora il nome originario cioè Piaz­za Commestibili. Il rapporto tra la chiesa attuale e quella medievale non è ancora ben definito, ma è certa la presenza di alcuni elementi che ci riportano indietro nel tempo, come i leoni sul portale d’ingresso (che potrebbero essere ancora più antichi) ed alcune strutture interne ed elementi architettonici. Si pen­sa che la chiesa normanna avesse dimensioni più modeste di quella attuale e che fosse composta da tre navate e dalla sacrestia, mentre il campanile, chiamato “La gran torre della chiesa”, potrebbe essere stato costruito precedentemente con sco­pi militari o civili. Altro particolare che ci riconduce all’esistenza di un’antica chiesa è l’esposizione del prospetto a ponente, in uso nel pe­riodo medievale. Questo affinché il sole nascente, penetrando nell’edi­ficio attraverso le finestre dall’ab­side, illuminasse subito l’Altare Maggiore. Anche l’inserimento del rosone sulla parte centrale della facciata, sebbene costruito durante il rifacimento cinquecentesco, rien­tra nello stile di una precedente ti­pologia architettonica che richiama il romanico-gotico. Altri interventi ed ampliamenti furono eseguiti nel ‘700 e nell’800 e la restituzione dell’aspetto attuale della chiesa è il risultato del restauro dell’architetto Cesanelli che negli anni 1937-1939 la liberò dalle sovrastrutture sette-ottocentesche. Nonostante sia stata costruita in tempi diversi, la strut­tura architettonica risulta organica, maestosa ed elegante, di impronta rinascimentale. C’è qualcosa però che interessa, fa riflettere e affasci­na più della sua bellezza: l’interpre­tazione iconografica e la funzione comunicativa delle raffigurazioni sulla facciata. Queste, come nelle chiese e cattedrali romaniche e go­tiche hanno lo scopo di insegnare la fede religiosa ad un popolo che non sapeva leggere. Rinascimento, dunque, ma anche forte spirito reli­gioso e funzione didascalica delle immagini sacre. La facciata della Chiesa è una bibbia “scolpita”, che insegna e ammonisce.

Sulla facciata sono presenti due portali laterali di fattura settecen­tesca, mentre quello centrale fu realizzato, ad altorilievo, da Rai­mondo da Francavilla nel 1532. Il Portale centrale è sormontato da una lunetta ad arco ribassato dove troviamo la rappresentazione del­la SS. Trinità alla quale è dedicata la chiesa. Al centro della lunetta possiamo ammirare l’Eterno Padre che regge sul grembo il Cristo, ancora sulla Croce, contrariamente alla tradizio­nale iconografia delle “De­posizioni” dove il corpo del Cristo Morto, deposto dalla croce, è adagiato sul grembo della Madonna. Nei pennac­chi ai lati della lunetta è rap­presentata l’Annunciazione con L’Angelo Annunciante e la Madonna con lo Spirito Santo.

Soffermiamoci sul portale centrale e partiamo dall’osserva­zione dei due bassorilievi sulle due paraste, all’altezza dei nostri occhi. Sulla soglia, ancor prima di entra­re, il nostro sguardo è attratto dalle due immagini. Sulla parasta di sini­stra è rappresentato un puttino con cartiglio su cui è incisa una scritta riferita alla transitorietà della vita umana. Il puttino poggia i piedi su un contenitore a forma di calice e ci dà l’impressione di rappresenta­re la vita. In contrasto, sulla parasta di destra, troviamo un altro basso­rilievo che rappresenta un teschio dalla cui bocca esce un cartiglio a forma di falce con incisa una scritta di monito che invita l’osservatore a vedere come diventerà dopo la morte. Vita e morte, inizio e fine, purezza e peccato. La vita è il pas­saggio all’aldilà.

Volgiamo ora lo sguardo verso “l'alto” per osservare la lunet­ta con la SS. Trinità. Vediamo la storia di Gesù raccontata ancor prima della sua nascita, con l’An­gelo Annunciante e la Madonna. Prima dell’inizio e senza una vera e propria fine, poiché il Cristo sul grembo dell’Eterno Padre è anco­ra sulla Croce, non è morto. Forse il messaggio vuole dirci che è de­stino dell’uomo portare la croce della sofferenza e lasciare le cose terrene, ma che Cristo non muore poiché Padre, Figlio e Spirito San­to sono un’unica persona e se l’uo­mo si affida alla SS. Trinità avrà il dono della Resurrezione. Ai piedi della SS. Trinità si legge in latino (Hii tres unum sunt).
Ritornando ai restauri e rifacimenti ricordiamo che nel periodo rinasci­mentale ai lati dell’antica chiesa fu­rono costruite cappelle indipenden­ti e nel Settecento, abbattuti i muri di separazione, le navate da tre di­vennero cinque. Un altro importan­te intervento fu la costruzione del Cappellone dedicato al Santo Pa­trono “San Gregorio Magno”, edi­ficato negli anni 1788-1792 a spese di tutta la cittadinanza di Manduria. Nel Cappellone sono custodite due bellissime statue del Santo. Nella nicchia a destra è custodita la sta­tua lignea policroma di San Gre­gorio Magno nelle vesti papali ese­guita nel 1786 dai fratelli Trilocco, scultori napoletani. Nelle nicchia a sinistra è posta una seconda statua del Patrono, in cartapesta policro­ma, eseguita a Lecce nel 1902 dal Carretta.