La Chiesa Matrice della SS.
Trinità di Manduria
soffermiamoci prima di
entrare
di Maria Luisa Barbuti
Tra le numerose
testimonianze storico-artistiche che possiamo ammirare nella città di Manduria
la Chiesa Madre occupa un posto centrale, non solo per la sua importanza,
bellezza e rarità ma anche perché, sorgendo su un antico insediamento
messapico, testimonia la continuità culturale di un popolo che si rinnova e
che lascia le proprie tracce sullo stesso luogo, determinando sorprendenti
stratificazioni. Moltissimi monumenti hanno una storia che parte da lontano,
sia nel senso di una rinnovata edificazione, sia nel senso del riutilizzo di
materiale di spoglio o di cimeli di guerra provenienti spesso da territori
lontani. Le testimonianze dell’arte non sono solo eventi “estetici”, ma veri
documenti della storia, della cultura e della civiltà di un popolo. Le timide
ma eloquenti informazioni sui ritrovamenti archeologici nell’antico sito dove
attualmente sorge la chiesa e l’analisi formale di ciò che appare tutt’oggi ai
nostri occhi ci parlano della presenza dell’arte messapica, probabilmente
anche romana, romanica, rinascimentale per poi giungere ai segni degli
interventi sette-ottocenteschi, fino al restauro del ‘900. Dopo la conquista
romana e secoli di invasioni Manduria rinasce nell’XI sec. con il nome di
Casalnuovo per volontà di Ruggero il Normanno. In tale contesto, nell’antico
centro della città messapica di Manduria viene edificata la chiesa normanna,
cuore della vita religiosa e cittadina. Nei secoli intorno all’anno Mille
sorgono in tutta Europa pievi, chiese, cattedrali, monasteri e abbazie per
rispondere alla funzione religiosa e sociale della chiesa che, oltre a
professare la fede dava ospitalità specie lungo la via dei pellegrinaggi ed era
luogo di assemblee cittadine. Come in altri contesti del territorio nazionale
anche la struttura urbanistica della città medievale di Casalnuovo prevedeva
la collocazione della chiesa al centro, con strette vie e vicoli che la
collegavano e la collegano tutt’ora all’esterno. Intorno c’erano i “servizi”
come il mercato, tanto che questa area conserva ancora il nome originario cioè
Piazza Commestibili. Il rapporto tra la chiesa attuale e quella medievale non
è ancora ben definito, ma è certa la presenza di alcuni elementi che ci
riportano indietro nel tempo, come i leoni sul portale d’ingresso (che
potrebbero essere ancora più antichi) ed alcune strutture interne ed elementi
architettonici. Si pensa che la chiesa normanna avesse dimensioni più modeste
di quella attuale e che fosse composta da tre navate e dalla sacrestia, mentre
il campanile, chiamato “La gran torre della chiesa”, potrebbe essere stato
costruito precedentemente con scopi militari o civili. Altro particolare che
ci riconduce all’esistenza di un’antica chiesa è l’esposizione del prospetto a
ponente, in uso nel periodo medievale. Questo affinché il sole nascente,
penetrando nell’edificio attraverso le finestre dall’abside, illuminasse
subito l’Altare Maggiore. Anche l’inserimento del rosone sulla parte centrale
della facciata, sebbene costruito durante il rifacimento cinquecentesco, rientra
nello stile di una precedente tipologia architettonica che richiama il
romanico-gotico. Altri interventi ed ampliamenti furono eseguiti nel ‘700 e
nell’800 e la restituzione dell’aspetto attuale della chiesa è il risultato del
restauro dell’architetto Cesanelli che negli anni 1937-1939 la liberò dalle
sovrastrutture sette-ottocentesche. Nonostante sia stata costruita in tempi
diversi, la struttura architettonica risulta organica, maestosa ed elegante,
di impronta rinascimentale. C’è qualcosa però che interessa, fa riflettere e
affascina più della sua bellezza: l’interpretazione iconografica e la
funzione comunicativa delle raffigurazioni sulla facciata. Queste, come nelle
chiese e cattedrali romaniche e gotiche hanno lo scopo di insegnare la fede
religiosa ad un popolo che non sapeva leggere. Rinascimento, dunque, ma anche
forte spirito religioso e funzione didascalica delle immagini sacre. La
facciata della Chiesa è una bibbia “scolpita”, che insegna e ammonisce.
Sulla facciata
sono presenti due portali laterali di fattura settecentesca, mentre quello
centrale fu realizzato, ad altorilievo, da Raimondo da Francavilla nel 1532.
Il Portale centrale è sormontato da una lunetta ad arco ribassato dove troviamo
la rappresentazione della SS. Trinità alla quale è dedicata la chiesa. Al
centro della lunetta possiamo ammirare l’Eterno Padre che regge sul grembo il
Cristo, ancora sulla Croce, contrariamente alla tradizionale iconografia delle
“Deposizioni” dove il corpo del Cristo Morto, deposto dalla croce, è adagiato
sul grembo della Madonna. Nei pennacchi ai lati della lunetta è rappresentata
l’Annunciazione con L’Angelo Annunciante e la Madonna con lo Spirito Santo.
Soffermiamoci
sul portale centrale e partiamo dall’osservazione dei due bassorilievi sulle
due paraste, all’altezza dei nostri occhi. Sulla soglia, ancor prima di entrare,
il nostro sguardo è attratto dalle due immagini. Sulla parasta di sinistra è
rappresentato un puttino con cartiglio su cui è incisa una scritta riferita
alla transitorietà della vita umana. Il puttino poggia i piedi su un
contenitore a forma di calice e ci dà l’impressione di rappresentare la vita.
In contrasto, sulla parasta di destra, troviamo un altro bassorilievo che
rappresenta un teschio dalla cui bocca esce un cartiglio a forma di falce con
incisa una scritta di monito che invita l’osservatore a vedere come diventerà
dopo la morte. Vita e morte, inizio e fine, purezza e peccato. La vita è il passaggio
all’aldilà.
Volgiamo ora lo
sguardo verso “l'alto” per osservare la lunetta con la SS. Trinità. Vediamo la
storia di Gesù raccontata ancor prima della sua nascita, con l’Angelo
Annunciante e la Madonna. Prima dell’inizio e senza una vera e propria fine,
poiché il Cristo sul grembo dell’Eterno Padre è ancora sulla Croce, non è
morto. Forse il messaggio vuole dirci che è destino dell’uomo portare la croce
della sofferenza e lasciare le cose terrene, ma che Cristo non muore poiché
Padre, Figlio e Spirito Santo sono un’unica persona e se l’uomo si affida
alla SS. Trinità avrà il dono della Resurrezione. Ai piedi della SS. Trinità si
legge in latino (Hii tres unum sunt).
Ritornando ai restauri e rifacimenti ricordiamo
che nel periodo rinascimentale ai lati dell’antica chiesa furono costruite
cappelle indipendenti e nel Settecento, abbattuti i muri di separazione, le
navate da tre divennero cinque. Un altro importante intervento fu la
costruzione del Cappellone dedicato al Santo Patrono “San Gregorio Magno”, edificato
negli anni 1788-1792 a spese di tutta la cittadinanza di Manduria. Nel
Cappellone sono custodite due bellissime statue del Santo. Nella nicchia a
destra è custodita la statua lignea policroma di San Gregorio Magno nelle
vesti papali eseguita nel 1786 dai fratelli Trilocco, scultori napoletani.
Nelle nicchia a sinistra è posta una seconda statua del Patrono, in cartapesta
policroma, eseguita a Lecce nel 1902 dal Carretta.
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