LE MURA MESSAPICHE DI MANDURIA
BATTAGLIE E ASSEDI
di Maria Luisa Barbuti
Guerriero messapico
Mura Messapiche con blocchi posti di testa e di fianco
Veduta delle Mura dalla zona di S. Antonio
Le
fonti antiche e le testimonianze artistiche e monumentali ci fanno presupporre
che Manduria, già abitata da lungo tempo, intorno al V – IV sec. a. C. fosse un
centro messapico grande e fortificato. Sorgeva
alle porte della Magna Grecia, vicino a Oria, quest’ultima considerata da
molti studiosi la sede regale della Messapia;
posta su una leggera altura e cinta da poderose mura, possiamo considerarla
un’acropoli. Non è facile stabilire con esattezza la nascita della città e
quando venne fortificata con un sistema così potente, tuttavia sembra
plausibile ipotizzare che Manduria, come altri centri dell’antica Messapia,
pensasse già nel V sec. ad organizzare il proprio sistema difensivo per
contrastare il crescente pericolo della colonia dorica di Taranto che nel 432
a.C. fonda Eraclea e successivamente Callipolis e Aletium, per spingersi in Peucezia e in Daunia. I punti di
riferimento per la datazione delle mura sono dunque le battaglie di cui parlano
gli antichi scrittori. Manduria viene citata con il toponimo Mandonion o
Mandourion presso i Greci e con Manduria o Manduris presso i Romani in
relazione ad importanti eventi bellici. Il primo evento si riferisce alla guerra
di Taranto contro Messapi e in questa occasione si narra che Archidamo, re di
Sparta, venuto dalla Grecia in aiuto dei Tarentini per combattere contro i
Messapi, assediò Manduria trovando la morte sotto le mura il 3 agosto del 338
a.C. , giorno della sconfitta di Cheronea. Altre notizie storiche su Manduria
risalgono al 212 a.C. quando Annibale invase il suo territorio riportando un
ingente bottino, specie di cavalli. Infine, l’altro evento citato dalle fonti,
il più devastante, è costituito dall’assedio ed espugnazione di Manduria nel
209 a.C. da parte di Quinto Fabio Massimo che fece ben 4000 prigionieri. Nel
corso di questi secoli, dunque, Manduria era fortificata. Ammirare però I resti
delle mura ancora oggi visibili, senza ricondurli all’intero sistema difensivo
congeniato e realizzato dagli antichi Messapi, significherebbe cogliere solo in
parte l’importanza dell’impianto stesso e della storia della città. Le mura
infatti fanno parte di un sistema difensivo molto complesso che dopo 2500
continua raccontarci la sua storia gloriosa e le sue vicende. I tratti più
consistenti e i blocchi sparsi in vari punti della città ci consentono di
desumere lo sviluppo dei circuiti in linea d’aria e ricostruire l’ impianto
dell’intero complesso fortificato che risulta costituito da tre cinta murarie realizzate in tempi diversi. Nei pressi della
chiesa di S. Antonio possiamo riscontrare un tratto della triplice cerchia
rimasta ben conservata: partendo dal
muro interno vediamo i resti della prima cerchia, la più antica, preceduta dal
fossato; nell’area interna del fossato vediamo un tratto della seconda cerchia,
definita anche muro di rinforzo, (rinvenuto durante gli scavi del 1955-1960,
diretti dal Soprintendente Nevio Degrassi) probabilmente costruita come muro di
rinforzo oppure per la difesa dagli attacchi provenienti da Nord; nell’area
esterna possiamo notare la terza cerchia muraria, anch’essa preceduta dal
fossato, costruita a doppia cortina con riempimento interno costituito da massi
irregolari di varia grandezza. Sulla base dei riferimenti storici sopracitati, la
cerchia interna viene fatta risalire al V - IV sec. a.C. tenendo conto
dell’emergenza di fronte alla conflittualità tra i Messapi e la città greca di
Taranto ( il Moretti è precedente al IV
sec. a.C. ). La cerchia esterna è fatta risalire dal Degrassi al III sec. a.C.
mentre la Marin la data al II sec. a.C. in base al ritrovamento di una moneta datata
al 140 a.C. in una tomba sottostante le mura. Ricapitolando, tenendo conto
delle fonti storiche l’intero sistema difensivo sarebbe stato costruito tra il
V-IV sec. e il III–II sec. a.C. Il perimetro della cinta più antica ha una
forma pentagonale e misura intorno a 2187 m. mentre quella esterna misura circa 3382. Le due cerchie,
che per un ampio tratto correvano parallele, gradualmente si discostavano dando
luogo ad uno spazio sempre più ampio denominato Pomerio, i cui confini sono attualmente identificabili nel
tracciato delle mura esterne nell’area dell’antica Via delle Muraglie, Piazza
Garibaldi e via del Fossato. Questa ampia distesa, che probabilmente era
destinata anche alla coltivazione, potremmo paragonarla ad una Piazza in cui si
svolgevano varie attività, anche militari. Tenendo conto dell’incremento
demografico registrato in Messapia, il Pomerio poteva rispondere anche
all’esigenza di ospitare la popolazione e in questo caso i centri abitati
potevano essere due, riservati a ranghi
sociali diversi; il centro più sicuro dagli attacchi, quello interno, sarebbe
stato riservato al ceto elevato. Il sistema costruttivo delle mura,
tradizionalmente definite megalitiche per l’impiego di grandi massi sovrapposti
senza l'uso di malta sono realizzate secondo l’antichissima tecnica riscontrabile, come in altre parti del mondo, anche nei Dolmen, nei nuraghi,
Tratto di Mura Messapiche con blocchi posti di testa
nelle mura megalitiche
di Micene, che ci offre, quest'ultima, con la famosa Porta dei Leoni, uno dei massimi esempi del
sistema costruttivo trilitico. Con questo sistema costruttivo, enormi pietre sovrapposte si sorreggono vicendevolmente, mantenendo
l’equilibrio statico del monumento. In tempi più recenti lo riscontriamo nei i trulli e i bei muretti a
secco. Dal punto di vista costruttivo, le mura messapiche di Manduria
presentano tecniche diverse che corrispondono a tempi diversi. Nella cerchia
interna, di forma vagamente pentagonale, i massi scavati dal sottosuolo e
riutilizzati lasciando il vuoto del fossato, sono disposti tutti di testa e
squadrati in maniera imperfetta. La cinta esterna, meglio conservata, assume
una forma di tipo ovale ed è costituita, come abbiamo già notato, da una doppia
cortina con terrapieno interno. Il suo spessore raggiunge 5 m. e i blocchi sono
disposti alternativamente di testa e in direzione della lunghezza. Il terzo
muro rinvenuto con gli scavi di Degrassi segue una tecnica più evoluta. I massi
sono anch’essi sovrapposti senza malta, ma ben levigati e incastrati
perfettamente. Trasportati e non ricavati direttamente dal sottosuolo
circostante, addossati in alcuni punti alla cinta interna, fanno pensare a un
muro di rinforzo costruito in tempo di tregua con la massima attenzione e cura.
Il complesso murario si concludeva con la presenza di porte di accesso, delle
quali sono rimaste tracce dei cardini. La tradizione ci tramanda quattro porte:
Porta Brenna verso Brindisi, Porta Sybar verso Lecce, Porta Nettuno verso il
mare, Porta Taras verso Taranto. Il Pacelli indica una Cittadella collocata a
nord est e fa notare una probabile torre circolare posta lungo Via Del Fossato,
della quale ancora oggi possiamo vedere la parte tondeggiante. Il sistema
difensivo era munito di canali sotterranei percorribili che consentivano la
fuga o gli attacchi al nemico. Per completare il quadro di un forte e geniale
sistema difensivo ricordiamo la presenza delle numerose specchie
, che avevano la funzione di avvistamento.
Mura Messapiche a blocchi regolari

Mura Messapiche a blocchi irregolari

Bell'articolo
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